Anna Maria Fardelli. Tracce Iridescenti
A cura di: Loredana Rea
Per questa esposizione Anna Maria Fardelli presenta dei lavori recenti, che si inseriscono in un ciclo più ampio che va elaborando già da alcuni anni. Nascono dall’idea di materializzare visivamente la compenetrazione luminosa di elementi differenti, per analizzare cromaticamente l’energia messa in gioco dal loro incontro. Dissonanze transitorie
dal 5 al 22 aprile 2011
dal 5 al 22 aprile 2011
Tracce Iridescenti
a materializzare l’invisibile
di Loredana Rea
Il lavoro di Anna Maria Fardelli si sviluppa tutto nell’ampio territorio di ricerca tracciato dalla pittura, scelta come mezzo privilegiato per esplorare dimensioni culturali ed esistenziali differenti, tanto che gli stimoli che si sono susseguiti hanno finito per circoscrivere sempre nuove esperienze e trovare altri punti di riferimento.
La pittura, infatti, già dalla seconda metà degli anni ’80, le ha permesso di sperimentare soluzioni formali di grande forza, in cui la sensualità del colore si è rapportata dialetticamente alla possibilità di evocazione, per esaltare una gestualità sapiente, fatta di pennellate avvolgenti e di materia densa. Alle soglie del nuovo millennio è emersa la necessità di mettere alla prova se stessa, contaminando il linguaggio che le aveva permesso di materializzare sulla tela l’intensità del sentire con un’irruenza ancora di sapore informale. La pittura ha cominciato a misurarsi con le regole intrinseche alla stampa serigrafica, per mettere a punto una modalità espressiva capace di coniugare l’istintività del gesto, intesa come espressione immediata di sé, e la sua presa di coscienza, per decantare l’azione in un processo di organica strutturazione. Il proposito era trovare un equilibrio dinamico tra l’esuberanza di una pennellata che tradiva la complessità interiore e la sua messa in forma.
Intorno a questi presupposti l’artista ha tracciato un nuovo percorso di sperimentazione, in cui il senso del colore è ancora assolutamente dominante, anche se modulato da tessiture precedentemente calibrate, per esaltare senza irrigidirla quell’intelaiatura geometrica sottesa alle campiture che si intersecano e giustappongono a materializzare l’invisibile.
Attraverso gli strumenti offerti dalla serigrafia, che le ha permesso di declinare le suggestioni originarie alla luce di rinnovate posizioni operative, la pittura ha continuato a offrirle la possibilità di esplorare la profondità di una dimensione esistenziale, in cui le tracce del vissuto diventano gli elementi fondanti di una personale grammatica artistica. L’urgenza espressiva tende a ordinarsi, a trovare sulla superficie una diversa organizzazione, senza cancellare gli impulsi eterogenei che il colore riesce a trattenere, come indizi di esperienze che non possono essere dimenticate.
Per questa esposizione Anna Maria Fardelli ha presentato dei lavori recenti, che si inseriscono in un ciclo più ampio, nato dall’idea di rendere cromaticamente visibile la compenetrazione luminosa di elementi diversi. L’intento è analizzare l’energia messa in gioco dal loro incontro e lasciarsi catturare dalle iridescenze generate dal loro inarrestabile fluire.
L’espandersi o il contrarsi dell’ordito, come seguendo il ritmico pulsare della vita, l’aggregarsi e il diradarsi dei segni, per ricomporre la direzione di una forza che tutto pervade, si offre allo sguardo come momentaneo equilibrio tra visibile e invisibile, per lasciare affiorare il continuo proliferare di dinamismi differenti in intensità e direzione, che si adagiano momentaneamente sulla superficie, pronti poi a trasformarsi in altro come per l’elementare meccanismo di un caleidoscopio.
Le opere sono progettate seguendo le modalità complesse legate al sistema di stampa serigrafica: l’artista ha realizzato tele di grandi dimensioni e opere su carta, in cui all’infittirsi di stesure tonali di diversa struttura corrisponde l’andamento crescente di modulazioni intense. L’esuberanza cromatica è tenuta sotto registro dall’esigenza di un’impaginazione, che avviene solo quando la stratificazione delle campiture è completamente bilanciata dalla rigorosa misura percettiva, così da creare una raffinata texture, in cui flussi di segno diverso attraversano la superficie per accarezzarla delicatamente o tagliarla come lama affilata.
Il risultato è di grande impatto: filamenti colorati, tracce di luce si intrecciano tra loro e si espandono come onde inarrestabili, a cadenzare lo sviluppo di un movimento che sembra non avere inizio né fine.
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