Cloti Ricciardi. Il piacere dell’acqua
A cura di: Laura Turco Liveri
Martedì 12 maggio 2015, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la quarta e ultima esposizione della rassegna Acque a cura di Laura Turco Liveri, con un’installazione di Cloti Ricciardi, dal titolo Il piacere dell’acqua, realizzata appositamente per gli spazi della galleria.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 29 maggio, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.
Come scrive Laura Turco Liveri, “L’installazione Il piacere dell’acqua, per l’artista imprescindibile piacere fisico e sicurezza psicologica, come anche possibilità di gioco quotidiano, si trasforma in un invito a considerare l’irrinunciabile necessità dell’acqua, non solo come elemento primario della natura, ma come compagna di vita, senza la quale non si potrebbe né bere, né mangiare, lavarsi e lavare, perfino socializzare.
L’installazione, in linea con tutto il lavoro dell’artista, si propone come uno spazio del pensiero, concepito appositamente per provocare l’osservatore, in tempi in cui l’acqua è troppo spesso ignorata nel ruolo vitale che riveste.
Raccogliere, curare, dosare l’acqua, sono le azioni del futuro, che Cloti, con la seriosità scherzosa, ma non troppo, dei bambini, ci porge, tra i mille colori che l’acqua riflette e filtra”.
Durante l’esposizione, mercoledì 27 maggio, alle ore 18, sarà presentato il catalogo dell’intera rassegna Acque, stampato necessariamente alla fine delle quattro personali, per inserire le foto originali delle installazioni realizzate in galleria. Testi critici e interviste della curatrice, a corredo della consueta documentazione fotografica e biografica.
La rassegna Acque, quattro personali di artiste contemporanee: Patrizia Dottori, Isabella Nurigiani, Silvia Stucky e Cloti Ricciardi, offre una visione concentrata dell’opera di ogni artista, lasciandola libero di esprimere il tema, volutamente onnicomprensivo, sia nel rispetto dell’indole personale sia nel rispecchiamento dell’estrema diversità di un elemento primario, e forse terminale, come l’acqua.
Femmina come l’acqua
“Pentole, pentolini, vasi, vasetti… pieni d’acqua pulita, chiara, trasparente…”: gli occhi di Cloti Ricciardi si illuminano mentre l’idea dell’installazione per lo Studio Arte Fuori Centro fiorisce sul suo viso. È già Il piacere dell’acqua, sensazione che si traduce in un gruppo di contenitori dalla bocca larga, barattoli e vasi – non bottiglie – riempiti d’acqua. Imprescindibile piacere fisico e sicurezza psicologica per l’artista, l’acqua così raccolta e disponibile, diviene possibilità di gioco quotidiano, come era nella personale Piani di calpestio, alla Galleria Pio Monti di Roma, 2002, in occasione della quale l’acqua non era più elemento simbolico, bensì presenza tangibile nella vita domestica. In relazione al passato dell’autrice, attivista nel movimento femminista, l’acqua torna come presenza costante nella vita e nella storia delle donne. Un’Acquafemmina diversa da quella proposta nel 2006 al Brancaleone di Roma, in cui una donna si fa portavoce della sopravvivenza dell’intera comunità umana, con un’opera che si trasforma in un invito a considerare l’irrinunciabile necessità dell’acqua, elemento primario della natura e costante compagna, senza la quale non si potrebbe né bere, né mangiare, né lavarsi e lavare, né socializzare. Sui fiumi crescono le città e quando l’acqua manca, di colpo la vita si fa seria, dura.
Sono solo alcune delle considerazioni che sorgono guardando l’intervento di Cloti, in linea con il suo lavoro, fin dagli inizi incentrato su tale elemento, prima fonte di ispirazione e motivo di nascita continua. Oggi è uno spazio del pensiero, concepito appositamente per provocare l’osservatore, in tempi in cui l’acqua è troppo spesso ignorata nel ruolo vitale che riveste.
Raccogliere, curare, dosare l’acqua sono le azioni del futuro, che Cloti ci porge, con la seriosità scherzosa ma non troppo dei bambini, tra i mille colori che l’acqua riflette e filtra.
Laura Turco Liveri
L’esposizione rimarrà aperta fino al 29 maggio, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.
Come scrive Laura Turco Liveri, “L’installazione Il piacere dell’acqua, per l’artista imprescindibile piacere fisico e sicurezza psicologica, come anche possibilità di gioco quotidiano, si trasforma in un invito a considerare l’irrinunciabile necessità dell’acqua, non solo come elemento primario della natura, ma come compagna di vita, senza la quale non si potrebbe né bere, né mangiare, lavarsi e lavare, perfino socializzare.
L’installazione, in linea con tutto il lavoro dell’artista, si propone come uno spazio del pensiero, concepito appositamente per provocare l’osservatore, in tempi in cui l’acqua è troppo spesso ignorata nel ruolo vitale che riveste.
Raccogliere, curare, dosare l’acqua, sono le azioni del futuro, che Cloti, con la seriosità scherzosa, ma non troppo, dei bambini, ci porge, tra i mille colori che l’acqua riflette e filtra”.
Durante l’esposizione, mercoledì 27 maggio, alle ore 18, sarà presentato il catalogo dell’intera rassegna Acque, stampato necessariamente alla fine delle quattro personali, per inserire le foto originali delle installazioni realizzate in galleria. Testi critici e interviste della curatrice, a corredo della consueta documentazione fotografica e biografica.
La rassegna Acque, quattro personali di artiste contemporanee: Patrizia Dottori, Isabella Nurigiani, Silvia Stucky e Cloti Ricciardi, offre una visione concentrata dell’opera di ogni artista, lasciandola libero di esprimere il tema, volutamente onnicomprensivo, sia nel rispetto dell’indole personale sia nel rispecchiamento dell’estrema diversità di un elemento primario, e forse terminale, come l’acqua.
Femmina come l’acqua
“Pentole, pentolini, vasi, vasetti… pieni d’acqua pulita, chiara, trasparente…”: gli occhi di Cloti Ricciardi si illuminano mentre l’idea dell’installazione per lo Studio Arte Fuori Centro fiorisce sul suo viso. È già Il piacere dell’acqua, sensazione che si traduce in un gruppo di contenitori dalla bocca larga, barattoli e vasi – non bottiglie – riempiti d’acqua. Imprescindibile piacere fisico e sicurezza psicologica per l’artista, l’acqua così raccolta e disponibile, diviene possibilità di gioco quotidiano, come era nella personale Piani di calpestio, alla Galleria Pio Monti di Roma, 2002, in occasione della quale l’acqua non era più elemento simbolico, bensì presenza tangibile nella vita domestica. In relazione al passato dell’autrice, attivista nel movimento femminista, l’acqua torna come presenza costante nella vita e nella storia delle donne. Un’Acquafemmina diversa da quella proposta nel 2006 al Brancaleone di Roma, in cui una donna si fa portavoce della sopravvivenza dell’intera comunità umana, con un’opera che si trasforma in un invito a considerare l’irrinunciabile necessità dell’acqua, elemento primario della natura e costante compagna, senza la quale non si potrebbe né bere, né mangiare, né lavarsi e lavare, né socializzare. Sui fiumi crescono le città e quando l’acqua manca, di colpo la vita si fa seria, dura.
Sono solo alcune delle considerazioni che sorgono guardando l’intervento di Cloti, in linea con il suo lavoro, fin dagli inizi incentrato su tale elemento, prima fonte di ispirazione e motivo di nascita continua. Oggi è uno spazio del pensiero, concepito appositamente per provocare l’osservatore, in tempi in cui l’acqua è troppo spesso ignorata nel ruolo vitale che riveste.
Raccogliere, curare, dosare l’acqua sono le azioni del futuro, che Cloti ci porge, con la seriosità scherzosa ma non troppo dei bambini, tra i mille colori che l’acqua riflette e filtra.
Laura Turco Liveri
Intervista a Cloti Ricciardi
di Laura Turco Liveri
È tanto tempo che lavori sull’acqua. Perché hai scelto questo tema?
La prima mostra sul tema dell’acqua l’ho allestita nel 1971, Ipotesi grafica, alla Galleria Toselli di Milano.
L’acqua è vita. Io sono un po’ paurosa, e l’idea che io mi trovi in un luogo dove manca l’acqua mi stravolge. Preferisco un luogo pieno di pozzanghere, ma non arido, dove nelle vicinanze non ci sia una fontana, una sorgente. Per me l’acqua è vita, vita creativa, è tutto. E’ come una ‘insegna” che sovrasta la mia esistenza. Non riesco minimamente a concepire l’esistenza senza l’acqua.
Come ha beneficiato il tuo lavoro con questo tema, come e quanto è stata ispirazione e riflessione?
Il mio lavoro è nato con l’acqua, è stato uno sviluppo continuo, ho sempre avuto un rapporto stretto con questo tema.
Hai lavorato sia con l’acqua vera, per stimolare il contatto fisico con i visitatori. Per te è importante l’acqua come tematica espressiva e come impegno sociale?
L’acqua è tutto, senza acqua si muore, non c’è vita, neanche sociale. Non si può trasgredire dalla manutenzione, dal rispetto verso questo elemento.
Parlando della tua creatività spesso ti riferisci ai giochi da bambina. Anche Nurigiani intende la dimensione ludica come libertà creativa iniziale, per stabilire un contatto diretto con gli altri.
Da bambina giocavo continuamente con l’acqua, trovavo sempre una ragione per giocarci, me lo ricordava spesso mia madre. Non vivo senza acqua, senza il mare e tutto quello che l’acqua rappresenta. L’acqua deve essere visibile, deve essere esposta, mostrata, come la concepisco nella mia casina in campagna, dove di acqua ce n’è tanta.
In ogni lavoro compi una raffinata operazione concettuale, l’implicazione ludica proviene da un processo di pensiero, che costruisce il tuo linguaggio artistico. Quali materiali prediligi, oltre al colore?
Uso materiali che riflettono, l’alluminio, il vetro, la resina: somigliano all’acqua. La sorgente creativa è sensoriale, emozionale, dopo viene l’elaborazione concettuale.
Che differenza c’è tra un’opera che si appende alla parete e un’installazione?
Preferisco le installazioni, il rapporto con l’ambiente e il pubblico. Sono molto contenta quando vengono le persone a vedere le mie mostre, ma per curiosità vera, non per fare una passeggiata mondana, vedersi e confabulare senza guardare veramente le mie opere (gli ‘impiccioni’, li chiamo), invece mi interessa molto vedere le reazioni delle persone al mio lavoro.
Come ti poni con i collezionisti?
Escludendo i collezionisti che hanno grandi possibilità economiche e di spazi, se si possiede un luogo, posso fare l’opera anche gratis e la allestisco; non è necessario che si debba pagare sempre. Per me è fondamentale mandare il messaggio, un’opera che esprima la necessità dell’acqua e dell’aria.
Il piacere dell’acqua, l’installazione per Arte Fuori Centro, si collega con il tema dell’acqua e dell’arte nella vita domestica e come presenza tangibile, già da te espresso in Piani di calpestio, alla Galleria Pio Monti nel 2002: negli ultimi anni ti sei orientata verso l’aspetto percettivo e l’esperienza concreta dell’opera.
Mi interessa anche la quantità dell’acqua, l’acqua come portata. Ad esempio…. per essere ‘fanatica’… mi piacerebbe deviare il corso di un fiume e realizzare un’opera dove porto il fiume dove voglio: è l’espressione del potere della vita, in fondo l’acqua è questo. È una presunzione assurda, poter dominare questa materia prima essenziale, ma è il massimo del mio piacere.
Sei un ingegnere dell’arte…! Mentre ora parlavi hai mosso le braccia, come per cullare il fiume e portarlo da un’altra parte. Qui non hai usato bottiglie, solo barattoli di varie dimensioni, pieni d’acqua.
La bottiglia è funzionale a qualche altro scopo. Il barattolone è come un secchio, un contenitore, è trasparente, deve contenere acqua limpida. È questa la ragione fondamentale dell’installazione, i barattoli esprimono la necessità, il valore, il senso, la cura dell’acqua.
di Laura Turco Liveri
È tanto tempo che lavori sull’acqua. Perché hai scelto questo tema?
La prima mostra sul tema dell’acqua l’ho allestita nel 1971, Ipotesi grafica, alla Galleria Toselli di Milano.
L’acqua è vita. Io sono un po’ paurosa, e l’idea che io mi trovi in un luogo dove manca l’acqua mi stravolge. Preferisco un luogo pieno di pozzanghere, ma non arido, dove nelle vicinanze non ci sia una fontana, una sorgente. Per me l’acqua è vita, vita creativa, è tutto. E’ come una ‘insegna” che sovrasta la mia esistenza. Non riesco minimamente a concepire l’esistenza senza l’acqua.
Come ha beneficiato il tuo lavoro con questo tema, come e quanto è stata ispirazione e riflessione?
Il mio lavoro è nato con l’acqua, è stato uno sviluppo continuo, ho sempre avuto un rapporto stretto con questo tema.
Hai lavorato sia con l’acqua vera, per stimolare il contatto fisico con i visitatori. Per te è importante l’acqua come tematica espressiva e come impegno sociale?
L’acqua è tutto, senza acqua si muore, non c’è vita, neanche sociale. Non si può trasgredire dalla manutenzione, dal rispetto verso questo elemento.
Parlando della tua creatività spesso ti riferisci ai giochi da bambina. Anche Nurigiani intende la dimensione ludica come libertà creativa iniziale, per stabilire un contatto diretto con gli altri.
Da bambina giocavo continuamente con l’acqua, trovavo sempre una ragione per giocarci, me lo ricordava spesso mia madre. Non vivo senza acqua, senza il mare e tutto quello che l’acqua rappresenta. L’acqua deve essere visibile, deve essere esposta, mostrata, come la concepisco nella mia casina in campagna, dove di acqua ce n’è tanta.
In ogni lavoro compi una raffinata operazione concettuale, l’implicazione ludica proviene da un processo di pensiero, che costruisce il tuo linguaggio artistico. Quali materiali prediligi, oltre al colore?
Uso materiali che riflettono, l’alluminio, il vetro, la resina: somigliano all’acqua. La sorgente creativa è sensoriale, emozionale, dopo viene l’elaborazione concettuale.
Che differenza c’è tra un’opera che si appende alla parete e un’installazione?
Preferisco le installazioni, il rapporto con l’ambiente e il pubblico. Sono molto contenta quando vengono le persone a vedere le mie mostre, ma per curiosità vera, non per fare una passeggiata mondana, vedersi e confabulare senza guardare veramente le mie opere (gli ‘impiccioni’, li chiamo), invece mi interessa molto vedere le reazioni delle persone al mio lavoro.
Come ti poni con i collezionisti?
Escludendo i collezionisti che hanno grandi possibilità economiche e di spazi, se si possiede un luogo, posso fare l’opera anche gratis e la allestisco; non è necessario che si debba pagare sempre. Per me è fondamentale mandare il messaggio, un’opera che esprima la necessità dell’acqua e dell’aria.
Il piacere dell’acqua, l’installazione per Arte Fuori Centro, si collega con il tema dell’acqua e dell’arte nella vita domestica e come presenza tangibile, già da te espresso in Piani di calpestio, alla Galleria Pio Monti nel 2002: negli ultimi anni ti sei orientata verso l’aspetto percettivo e l’esperienza concreta dell’opera.
Mi interessa anche la quantità dell’acqua, l’acqua come portata. Ad esempio…. per essere ‘fanatica’… mi piacerebbe deviare il corso di un fiume e realizzare un’opera dove porto il fiume dove voglio: è l’espressione del potere della vita, in fondo l’acqua è questo. È una presunzione assurda, poter dominare questa materia prima essenziale, ma è il massimo del mio piacere.
Sei un ingegnere dell’arte…! Mentre ora parlavi hai mosso le braccia, come per cullare il fiume e portarlo da un’altra parte. Qui non hai usato bottiglie, solo barattoli di varie dimensioni, pieni d’acqua.
La bottiglia è funzionale a qualche altro scopo. Il barattolone è come un secchio, un contenitore, è trasparente, deve contenere acqua limpida. È questa la ragione fondamentale dell’installazione, i barattoli esprimono la necessità, il valore, il senso, la cura dell’acqua.