GUILLERMINA DE GENNARO: Fuerza en tus ojos
A cura di: Loredana Rea
Sguardi languidi. Occhi persi. Visi sfocati. Donne che osservano. Donne osservate.
Negli occhi - "specchio dell'anima" - raffigurati da Guillermina De Gennaro è racchiuso un mondo. Anzi, più mondi. Tanti mondi quanti sono i pensieri.
Mondi lontani e fuori dalla realtà quotidiana, fatti di memoria e di sogni, di desideri e di delusioni. Mondi misteriosi celati dietro uno sguardo, mondi che l'artista prova a svelare, sciogliendo con il pennello la patina della finzione e dell'esteriorità, del non-detto e delle convenzioni che avvolgono la vita di tutti.
Negli sguardi coraggiosi e fieri, timorosi e incerti, nostalgici e misteriosi delle giovani donne ritratte dall'artista, incontriamo le tracce pallide dei ricordi, le tristezze degli abbandoni, le malinconie della lontananza, le fughe del rifiuto. E ancora, sensazioni lievi e lievi emozioni, ombre fugaci e luci tremolanti che avvolgono i primi piani e i dettagli di visi. Nelle pitture e nei dipinti digitali realizzati su tela, su carta o su materiale plastico (in formati molto grandi o in sequenze di piccole dimensioni montate in suggestive installazioni spaziali), Guillermina De Gennaro accoglie la voce sommessa di confessioni visive autobiografiche e non, che assumono l'evanescenza di apparizioni incorporee, forme fluide e mobili, reali solo per pochi attimi e sempre pronte a svanire.
Attraverso gli sguardi anonimi o noti di amiche e sconosciute, l'artista scopre la possibilità preziosa di fuggire il grigiore della realtà per entrare in una dimensione nuova fatta dagli spazi della riflessione e dai luoghi del sentimento.
Gli occhi diventano, così, una magica porta per accedere - senza disturbare - nell'intimo mondo dell'altro/a, nel suo passato e nel suo sogno di futuro. Difatti, nel racconto generato dal muto dialogo di sguardi si nascondono mille e mille storie fatte di energie inespresse e di vitalità implose, di creatività negate e di potenzialità taciute.
Questo viaggio nel mondo dell'oltre e dell'altrove non assume i connotati della fuga ma quelli della ricerca, una ricerca faticosa e lenta, che ad ogni ostacolo rafforza la viaggiatrice e ad ogni tappa la arricchisce.
Soprattutto nei paesaggi emotivi dei non-luoghi della memoria, l'artista - nata in Argentina e italiana d'adozione - ritrova i propri pezzetti di vita, brandelli del ricordo attraverso i quali riesce ad aprire la soggettiva sensibilità estetica alla percezione collettiva, lì dove l'esperienza personale entra in dialogo con l'esperienza dell'osservatore sino ad attribuire nuovo senso e nuovo significato simbolico alle visioni generate dall'arte.
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