FORTE PORTUENSE per una riqualificazione d'uso
A cura di: Loredana Rea
Il 30 gennaio 2001 alle ore 18,00 a Roma presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombeili 22, si inaugura alla presenza del Ministro dei Beni Culturali, on. Giovanna Melandri, l'esposizione Forte Portuense per una riqualificazione d'uso. La mostra, aperta fino al 16 febbraio, sarà visitabile dal martedì al venerdì, dalle ore 17 alle 20. In occasione di questa manifestazione, che si avvale dei Patrocini del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali, Forte Portuense è diventato il palcoscenico su cui Alessandro Alimonti, Maristella Campolunghi, Nicola Fabriani, Guido Laudani, Sebastiano Messina, Claudio Spoletini e Francesca Vitale attraverso la fotografia ridisegnano evocativamente lo spazio. La mostra, curata da Loredana Rea e promossa dalle Associazioni Culturali FORTE PORTUENSE e FUORI CENTRO, si inserisce in pieno in quella linea progettuale che spinge ad operare al di fuori dei luoghi privilegiati dell'arte, per cogliere nel decentramento le illimitate possibilità di creare nuove situazioni di coinvolgimento e di aggregazione, nel tentativo di trasformare una vasta area degradata e abbandonata in uno spazio polivalente e polifunzionale. L'obiettivo della macchina fotografica è invitato allora a reinventare l'immagine stessa del forte, seguendo il filo tenace delle suggestioni, delle stratificazioni, delle sedimentazìoni. Il luogo infatti non si lascia svelare completamente. Si mostra anzi per suggestivi frammenti che non raccontano, ma suggeriscono ed evocano, azzerando ogni tentazione narrativa. Appare attraverso studiate messe a fuoco che rendono ancora più ambigua la realtà da cui si parte, fino a restituirne un'immagine artefatta. Da una parte infatti le fotografie realizzate per Forte Portuense per una riqualificazione d'uso portano alla sparizione della realtà, alla dimenticanza della sua consistenza, della sua materialità, dei suoi contorni, dei suoi riflessi, dall'altra invece innescano un processo di rigorosa e immaginifica costruzione di una realtà diversa, che della prima è immagine trasfigurata e trasfigurante, il doppio e contemporaneamente l'altro.
all'inaugurazione verrà presentato il CD-ROM Forte Portuense per una riqualificazione d'uso
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Forte Portuense per una riqualificazione d'uso
Terminato nel 1886, il Forte Portuense era progettato, insieme ad altri 15 forti e 4 batterie, come parte di un "campo trincerato" a difesa della nuova capitale d'Italia contro una possibile invasione nemica. Costituiva una delle strutture di resistenza sulla via Portuense per sbarrare la strada ad eventuali truppe nemiche sbarcate a Fiumicino. A 3,5 chilometri da Porta Portese e a circa 2 chilometri a sudest del Forte Bravetta, è l'ultimo forte costruito sulla riva destra del Tevere.
Esonerato da ogni funzione militare nel 1956, il Forte versa oggi in uno stato di abbandono ma non di degrado, vista la grande robustezza delle mura che ne hanno conservata intatta la struttura. Si sviluppa su tre piani, compresi sia i sotterranei che le strutture superiori dedicate alle batterie di artiglieria. Area un tempo periferica, il quadrante di Roma che si estende dalla sponda del Tevere fino ai quartieri di Corviale e Nuovo Corviale è ormai da anni al centro di grandi progetti che, in un futuro prossimo, gli conferiranno una vocazione culturale senza paragone con altre circoscrizioni esterne al centro storico. Dalla trasformazione dell'ex-Mattatoio, alla presenza ìn espansione della Terza Università, dalla nascita del Teatro India e della Città della Scienza, fino all'apertura del centro polivalente di Corviale e alla progettata costruzione di Fonopoli, quest'area con i suoi 160.000 abitanti, sempre più viene assumendo il carattere di una vasta città della cultura, di un polo culturale nuovo, caratterizzato da un radicamento territoriale e da una partecipazione di massa sconosciuti ai poli tradizionali.
In tale contesto il Forte Portuense, per la sua collocazione centrale all'interno del quadrante e per la sua posizione lungo l'asse viario più importante che l'attraversa, può diventare uno snodo strategico di primario interesse. Nell'ambito di una concezione ormai largamente condivisa, che considera la cultura quale risorsa economica non secondaria del nostro Paese, questa struttura ha attirato l'interesse di gruppi di cittadini e di amministratori.
La sua bellezza, messa in evidenza dalla mostra fotografica, potrà fare da degna cornice ad ogni tipo di attività culturale e ricreativa, restituendo ai cittadini un bene troppo a lungo chiuso nell'abbandono.
Terminato nel 1886, il Forte Portuense era progettato, insieme ad altri 15 forti e 4 batterie, come parte di un "campo trincerato" a difesa della nuova capitale d'Italia contro una possibile invasione nemica. Costituiva una delle strutture di resistenza sulla via Portuense per sbarrare la strada ad eventuali truppe nemiche sbarcate a Fiumicino. A 3,5 chilometri da Porta Portese e a circa 2 chilometri a sudest del Forte Bravetta, è l'ultimo forte costruito sulla riva destra del Tevere.
Esonerato da ogni funzione militare nel 1956, il Forte versa oggi in uno stato di abbandono ma non di degrado, vista la grande robustezza delle mura che ne hanno conservata intatta la struttura. Si sviluppa su tre piani, compresi sia i sotterranei che le strutture superiori dedicate alle batterie di artiglieria. Area un tempo periferica, il quadrante di Roma che si estende dalla sponda del Tevere fino ai quartieri di Corviale e Nuovo Corviale è ormai da anni al centro di grandi progetti che, in un futuro prossimo, gli conferiranno una vocazione culturale senza paragone con altre circoscrizioni esterne al centro storico. Dalla trasformazione dell'ex-Mattatoio, alla presenza ìn espansione della Terza Università, dalla nascita del Teatro India e della Città della Scienza, fino all'apertura del centro polivalente di Corviale e alla progettata costruzione di Fonopoli, quest'area con i suoi 160.000 abitanti, sempre più viene assumendo il carattere di una vasta città della cultura, di un polo culturale nuovo, caratterizzato da un radicamento territoriale e da una partecipazione di massa sconosciuti ai poli tradizionali.
In tale contesto il Forte Portuense, per la sua collocazione centrale all'interno del quadrante e per la sua posizione lungo l'asse viario più importante che l'attraversa, può diventare uno snodo strategico di primario interesse. Nell'ambito di una concezione ormai largamente condivisa, che considera la cultura quale risorsa economica non secondaria del nostro Paese, questa struttura ha attirato l'interesse di gruppi di cittadini e di amministratori.
La sua bellezza, messa in evidenza dalla mostra fotografica, potrà fare da degna cornice ad ogni tipo di attività culturale e ricreativa, restituendo ai cittadini un bene troppo a lungo chiuso nell'abbandono.
Ministro per i Beni e le Attività Culturali On. GIOVANNA MELANDRI
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LO SPAZIO EVOCATO. Sette fotografi per Forte Portuense
Alle soglie di questo terzo millennio Forte Portuense appare ormai sospeso tra memoria del tempo e presagi del futuro, tra antiche funzioni e nuove possibilità. Malgrado sia un complesso architettonico fortemente radicato nel tessuto della città, in cui il costruito si integra con il verde degradante verso il Tevere, in realtà si presenta in uno stato di vergognoso abbandono, tanto che da più parti è stata sottolineata l'urgenza di interventi di riqualificazione ambientale, capaci di portare alla luce non solo le specifiche peculiarità del luogo, ma anche di ridisegnare una nuova funzionalità, in linea con le esigenze del quartiere che lo ha inglobato. Interventi mirati, che uniscano passato, presente e futuro, mantenendo il sottile equilibrio tra i tre elementi, senza che uno abbia il sopravvento sugli altri, per evitare che l'architettura decontestualizzata perda il proprio carattere e si sublimi in un disegno completamente astratto, privo di legami con la realtà urbana, in continua e irrefrenabile espansione. In questo contesto l'arte, consapevole della sua originaria carica socializzante e della capacità di essere del e nel proprio tempo, non può rimanere estranea. Interviene perciò come elemento catalizzatore, capace di sedimentare gli stimoli provenienti dall'ambiente esterno, con la necessità mai elusa di rapportarsi alla storia, seguendo il naturale desiderio di cambiamento e rinnovamento, che spinge ogni uomo a raffrontarsi con il presente per guardare oltre, verso il futuro. Ma soprattutto, coniugando la consapevolezza dell'antica funzione del luogo con una nuova tensione progettuale, sia pure per l'effimero spazio temporale di questa manifestazione, tenacemente voluta dalle Associazioni culturali Forte Portuense e Fuori Centro, rivivifica il simbolo del potere militare e lo fa proprio. Il forte si riveste di nuova dignità, diventando l'emblema delle possibilità dell'arte di trasformare la realtà del quotidiano. Lo spazio storico dimentica l'incuria e forte della memoria di sé scopre un'identità e una funzione completamente nuove. Diventa il luogo metaforico della sperimentazione, dell'invenzione dell'arte e attraverso l'arte luogo di incontro, confronto, aggregazione. Le antiche mura, costruite per difendere l'integrità di Roma divenuta capitale del nuovo stato italiano, cingono ora emblematicamente la cittadella dell'arte, laboratorio comune in cui la quotidianità si riappropria della realtà dell'evento artistico. Il fortilizio con i suoi cunicoli bui, che si insinuano nelle viscere remote di una natura abbandonata a se stessa, diventa il palcoscenico su cui Alessandro Alimonti, Maristella Campolunghi, Nicola Fabriani, Guido Laudani, Sebastiano Messina, Claudio Spoletini e Francesca Vitale secondo il progetto di una scena che va prima costruita e poi documentata attraverso la fotografia, ridisegnano evocativamente lo spazio. Le foto realizzate non sono mai casuali, non sono mai il raddoppiamento oggettivo della realtà che si dispiega davanti agli occhi, ma sempre la conseguenza del rispecchiamento affettivo di una visione soggettiva. L'obiettivo della macchina fotografica infatti è invitato a reinventare l'immagine stessa del forte, seguendo il filo tenace delle suggestioni, delle stratificazioni, delle sedimentazioni. Il fotografo allora assume una posizione di lateralità rispetto al proprio mezzo. A guidarlo non è la necessità di documentare bensì il desiderio di suggerire una visione, una tra le tante possibili, che pur non tradendo la realtà e la sua verità, le restituisca sempre illusoriamente diverse. L'unica vera realtà è quella che il fotografo costruisce attraverso l'occhio della macchina, utilizzando tagli inediti e spaesanti, colori improbabili e stridenti, neri profondi e accecanti. Il luogo non si lascia svelare completamente dall'obiettivo che si insinua nelle sue pieghe scure per strappare la pelle alla realtà. Si mostra anzi per suggestivi frammenti che non raccontano, ma suggeriscono ed evocano, azzerando ogni tentazione narrativa. Appare attraverso studiate messe a fuoco che rendono ancora più ambigua la realtà da cui si parte, fino a restituirne un'immagine artefatta. II tempo è fermato, il flusso del reale sospeso. La memoria scandisce il ritmo lento degli infiniti rimandi tra verità e finzione, tra illusione e realtà e per un ricercato scarto di piani l'una sconfina continuamente nell'altra, tanto che il limen sottile che le separa finisce per essere assimilato, per svanire completamente, lasciando intravedere ambigue e contraddittorie prospettive, in cui ogni cosa diventa irriconoscibile, malgrado la sua originaria familiarità. Da una parte infatti le fotografie realizzate da Alimonti, Campolunghi, Fabriani, Laudani, Messina, Spoletini e Vitale portano alla sparizione della realtà, alla dimenticanza della sua consistenza, della sua materialità, dei suoi contorni, dei suoi riflessi, dall'altra invece innescano un processo di rigorosa e immaginifica costruzione di una realtà diversa, che della prima è immagine trasfigurata e trasfigurante, il doppio e contemporaneamente l'altro.
Loredana Rea