SALVATORE GIUNTA: Al limite dell’azzardo
L'esposizione di Salvatore Giunta presso lo Studio Arte Fuori Centro convoglia e racchiude in un auratico e coerente equilibrio tutta l'articolata serie di esperienze da lui maturate in precedenza nel corso di una più che trentennale sperimentazione: l'interesse per il teatro e il relativo rapporto con lo spazio; l'interazione con la musica, da cui deriva nelle sue opere l'uso di intervalli, contrappunti e sospensioni; la naturale propensione all'astrazione che lo dispone a pensare elementi plastici di assoluto minimalismo disposti nello spazio in equilibri sempre al limite dell'azzardo.
La progettualità di Giunta si è vista, dunque, – e si vede – espressa in una territorialità di ricerca ampia, che coniugando insieme musica, spazio, luce ed elementi plastici ridotti al minimo della loro essenzialità, dichiara la sua consapevole filiazione dall'astrattismo storico. Non mancano nel suo modo di procedere riflessioni su Malevi? e El Lissitsky, rimembranze neoplastiche e sull'astrattismo milanese degli anni '30 del secolo scorso, le cui innovazioni sperimentali di ascendenza dall'area tedesca, non sono indifferenti neppure allo stesso Giunta, anch'egli evidentemente propenso a considerare la grande lezione del Bauhaus in merito al rapporto scambievole tra le arti.
Raffinatissima e concettuale, l'installazione da lui appositamente realizzata per questo evento espositivo si gioca tutta su equilibri instabili sempre sul punto di infrangersi, su curve e controcurve, sulla stasi e sul movimento cinetico. Alla propensione centrifuga delle pedane ellittiche sovrapposte – i piani d'appoggio dell'installazione - corrisponde il bilanciamento, all'apparenza provvisorio di un'asta, che sostenuta da una sfera, si proietta verso il muro sorreggendo a sua volta, in modo altrettanto illusorio e precario, un segno scultoreo ovale, che essendo spezzato, non definendo quindi chiudendola, l'ellissi, contribuisce anch'egli a fare perdere la percezione intelligibile dello spazio. La stessa sensazione di instablità la conferisce anche l'altra sfera messa dall'artista in posizione talmente debordate il limite del piano d'appoggio degli elementi plastci da farne temere la caduta imminente. Equilibri precari, questi, evidentemente istituiti al limite dell'azzardo: eppure capaci, malgrado le loro note dissonanti, di ricomporre l'unità armonica. Ad essa allude anche la delicata gradazione di grigi perfettamente intonati, equilibrati tra loro nel risolvere le diverse tonalità di superficie di piani, asta, sfere ed ellissi.
L'intera installazione si caratterizza nella dichiarata sottrazione di volumi: gli elementi plastici, quasi passibili d'estinzione per la loro incorporeità, si dispongono nello spazio come segni sottili, citazioni scultoree più che non sculture, realizzando atmosfere rarefatte e sospese contigue a quelle che il pensiero zen - non casualmente rivisitato dallo stesso Giunta – creava nei giardini giapponesi.
Lo spazio così risolto dall'artista avvalendosi di questi segni plastici di grande purezza formale ed essenzialità spiazza tuttavia, destabilizzandolo, lo spettatore non aduso alla percezione del vuoto: lo spazio di Giunta infatti non è propriamente ascrivibile ad uno spazio realistico fisicamente plastico, corrispondendo piuttosto alla progettazione mentale di esso. Le coordinate dell'organigramma spaziale pensate dall'artista diventano così segni plastici al limite dell'incorporeità, che disegnano, definendone i rapporti, lo spazio espositivo attraverso tracciati minimali, mentre l'insieme di luci e di ombre proiettate sui muri, sulla copertura e sui piani lo costruiscono contribuendo ad espanderne tridimensionalmente il volume.
Si realizza in questo modo un gioco delicato e tutto cerebrale di interscambio mimetico continuo tra vero e falso, tra reale e virtuale, tra luci e riflessi, tra i segni e le loro ombre che descrivono tracciati continuamente confusi e intrecciati con quelli plastici di cui sono conseguenza.
La percezione dello spazio che ne deriva si costituisce per questo attraverso spezzature, intervalli, tempi sospesi, equilibri e fughe: uno spazio astratto dotato dunque di potenzialità dinamiche, percorso da un sotterraneo sottile andamento musicale interno, caratteristico – cosa evidentemente nota, come si è detto allo stesso Giunta che su quelle ha ampiamente riflettuto – delle esperienze astratte distintive dell'area europea, e non solo, degli inizi del secolo scorso, intrecciate spesso agli esiti più innovativi della musica moderna.
Da qui, la visione cinetica delle dinamiche potenzialmente interne alle sfere e all'asta dell'installazione di Giunta, è realizzata col video, anch'esso in mostra, prodotto dall'artista secondo modalità di stretta ascendenza da Luigi Veronesi, e dall'astrattismo milanese degli anni '30 del secolo scorso.
Il movimento della sfera che crea bilanciamenti colti nella loro precarietà sempre al limite, scivolando per poi cadere dall'asta di equilibrio, coordina installazione e video in un unicum narrativo, dove l'una si completa e giustifica nell'altro. Unitarietà ed integrazione caratterizzano anche la gamma di grigi che costituiscono la sequenza dinamica del video, del tutto omologhi a quelli scelti da Giunta per realizzare le superfici opache dei supporti e dei suoi elementi plastici. Ma anche l'apporto cinetico, implicito negli elementi installativi, e dichiarato nella sequenza video delle cadute della sfera, periclitante da aste e scivoli pluridirezionati, ricompare nei suoni di Exotic Song (1) che fanno da sottofondo al video.
In Exotic Song, l'attenzione conferita dalla direzione di Nicola Cisternino a trasformare, con un certo uso ritmico della tastiera, il suono della marimba in un movimento capace di tramare, scandendola, l'intera tessitura di questa pagina musicale, ben si accorda, per gli effetti sonori prodotti, a visualizzare nel video di Salvatore Giunta gli equilibri instabili sempre al limite dell'azzardo, e le cadute della sfera da scivoli ed aste d'equilibrio.
1) Exotic Song è una composizione musicale del 1987 per grande marimba di Nicola Cisternino. Dello stesso compositore è anche la tetralogia dedicata ai quattro elementi:Terra, Acqua, Aria e Fuoco di Apokalipsys, una lettura attraverso la trasmutazione della materia sonora dell'Apocalisse di San Giovanni. Di essa fa parte la II pagina dedicata all'elemento Acqua che costituisce il sottofondo sonoro al video di Salvatore Giunta.
Nicola Cisternino (direzione e regia del suono)
Annunziata Kiki Dellisanti (marimba)
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