Mara Brera "Percorsi. Dalla terra al cielo"
A cura di: Loredana Finicelli
Mara Brera presenta alcuni pezzi del suo lavoro … L’utilizzo di materiali locali: il metallo delle cave, il legno dei boschi, la pietra della sua terra, sono gli elementi basici con cui si esprime in una operazione di sofisticazione e rimaneggiamento che dalla terra nuda li eleva al trascendente.----------------------------------------------------------------------
Mercoledì 9 gennaio 2019, alle ore18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22 si inaugura la mostra: Mara Brera “PERCORSI. Dalla terra al cielo” a cura di Loredana Finicelli.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 25 gennaio secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00, altri orari su appuntamento.
Da arte che libera i corpi nello spazio, come ancora la intendeva Lessing, autore del Laocoonte agli inizi del Settecento, fino alle installazioni ambientali dei nostri giorni, la scultura è l’espressione artistica che più ha subito trasformazioni radicali nel corso del Novecento, tanto da farci interrogare, talvolta, se non sia desueto o anacronistico il solo termine “scultura” di fronte all’affollarsi di numerose - e sovversive - esperienze contemporanee che tuttavia trovano in essa e nelle sue metodiche le proprie radici
Il ciclo di quattro esposizioni, Scultura in Action. Materia in progress – In/torno alla scultura, in programma presso lo “Studio Arte Fuori Centro” di Roma da gennaio a maggio, parte da alcune considerazioni riguardo la natura della scultura moderna su cui rifletteva, sul finire del Novecento, la grande studiosa Rosalind Krauss e cerca di riaffermare l’assoluta continuità della scultura contemporanea con la tradizione pregressa, pur nella innovazione complessiva di materiali, tecniche e fini, per asserire, di conseguenza, la straordinaria attualità della scultura stessa, per quelle sue peculiarità che vanno dalla spazialità tridimensionale alla vocazione ambientale, fino alla simultaneità dell’esplorazione percettiva che unifica in un unico atto esperienziale - e soggettivo – i parametri sfuggenti dello spazio e del tempo.
Da qui, il titolo Scultura in action. Materia in progress – In/torno alla scultura che nella locuzione triplica volutamente la preposizione “IN” per alludere proprio al movimento spaziale e alla successione temporale; un movimento IN atto e progressivo che dal passato avanza intermittente ma inarrestabile e ri-Torna, secondo un ritmo non lineare ma attraverso un itinerario accidentato fatto di dossi, fratture, tornanti e inversioni, quei famosi passaggi a cui alludeva la Krauss nel suo celebre saggio dedicato alla scultura, non interruzioni ma cambiamenti di status, svolte di un viaggio comunque sempre in marcia.
Il ciclo espositivo interamente dedicato alla scultura si articola nelle mostre di quattro artisti contemporanei, tre scultrici e uno scultore: Mara Brera, Francesca Blasi, Carla Crosio, Balàzs Berzsenyi sono gli interpreti di una disciplina antica declinata in forme moderne e innovative, secondo temperamenti diversi ma tutti ugualmente sofisticati.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 25 gennaio secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00, altri orari su appuntamento.
Da arte che libera i corpi nello spazio, come ancora la intendeva Lessing, autore del Laocoonte agli inizi del Settecento, fino alle installazioni ambientali dei nostri giorni, la scultura è l’espressione artistica che più ha subito trasformazioni radicali nel corso del Novecento, tanto da farci interrogare, talvolta, se non sia desueto o anacronistico il solo termine “scultura” di fronte all’affollarsi di numerose - e sovversive - esperienze contemporanee che tuttavia trovano in essa e nelle sue metodiche le proprie radici
Il ciclo di quattro esposizioni, Scultura in Action. Materia in progress – In/torno alla scultura, in programma presso lo “Studio Arte Fuori Centro” di Roma da gennaio a maggio, parte da alcune considerazioni riguardo la natura della scultura moderna su cui rifletteva, sul finire del Novecento, la grande studiosa Rosalind Krauss e cerca di riaffermare l’assoluta continuità della scultura contemporanea con la tradizione pregressa, pur nella innovazione complessiva di materiali, tecniche e fini, per asserire, di conseguenza, la straordinaria attualità della scultura stessa, per quelle sue peculiarità che vanno dalla spazialità tridimensionale alla vocazione ambientale, fino alla simultaneità dell’esplorazione percettiva che unifica in un unico atto esperienziale - e soggettivo – i parametri sfuggenti dello spazio e del tempo.
Da qui, il titolo Scultura in action. Materia in progress – In/torno alla scultura che nella locuzione triplica volutamente la preposizione “IN” per alludere proprio al movimento spaziale e alla successione temporale; un movimento IN atto e progressivo che dal passato avanza intermittente ma inarrestabile e ri-Torna, secondo un ritmo non lineare ma attraverso un itinerario accidentato fatto di dossi, fratture, tornanti e inversioni, quei famosi passaggi a cui alludeva la Krauss nel suo celebre saggio dedicato alla scultura, non interruzioni ma cambiamenti di status, svolte di un viaggio comunque sempre in marcia.
Il ciclo espositivo interamente dedicato alla scultura si articola nelle mostre di quattro artisti contemporanei, tre scultrici e uno scultore: Mara Brera, Francesca Blasi, Carla Crosio, Balàzs Berzsenyi sono gli interpreti di una disciplina antica declinata in forme moderne e innovative, secondo temperamenti diversi ma tutti ugualmente sofisticati.
MARA BRERA
Percorsi. Dalla terra al cielo
di Loredana Finicelli
Percorsi. Dalla terra al cielo
di Loredana Finicelli
Mara Brera presenta una raccolta/installazione centrata sulla manipolazione dell’acciaio e della pietra, materiali duri che, vigorosamente scalfiti e piegati dalla mano dell’artista, divengono metafora delle mille sfaccettature assunte dalla personalità umana. Sono lavori in cui la materia essenziale con le sue caratteristiche specifiche diviene l’oggetto principale dell’operazione espressiva al pari della forza gestuale che la piega e piegandola la ri-crea esaltandone valori espressivi ignoti, contenuti-forza inaspettati eppure vividi, presenti seppur dissimulati nelle superfici lineari del metallo scabro, nella materia bruta, apparentemente incolore, della pietra naturale.
L’utilizzo di materiali locali reperibili nel territorio di attività, l’acciaio delle cave, il legno dei boschi, la pietra della sua terra, sono gli elementi basici con cui opera la Brera, in una operazione di sofisticazione e rimaneggiamento che dalla terra nuda li eleva al trascendente.
Malleabile, ma anche resistente, influenzabile ma non modificabile nella profondità dei connotati e dell’essere, suscettibile ma mai radicalmente trasformabile, sotto la manipolazione della Brera l’acciaio – e la pietra - vibrano e si piegano in tanti piani inclinati, disegnando traiettorie secche e angolate; sulle superfici lisce del metallo la luce scorre riflessa e dipinge suggestioni, delinea superfici in ombra, delimita piani illuminati mai fissi e sempre mobili. Come i piani della personalità umana, i piani della materia lavorata mutano al mutare dell’angolo percettivo, cambiano sotto lo sguardo indagatore del fruitore, reagiscono alla cultura, allo sprezzo, alla rabbia e alla dolcezza di chi guarda; cambiano forma e modulazione se sottoposti al gioco variabile della distanza.
In questi continui rimandi e cambi di direzione suggeriti dalla luce, più o meno incidente, e dal movimento dell’osservatore, più o meno consapevole, talvolta attento e in qualche caso distratto, anche i “percorsi” suggeriti dalla Brera cominciano a reagire e a scintillare diversamente, dipendenti come sono dalle variabili umane, temporali e spaziali. Nel vigore della piegatura decisa e netta, atto rabbioso di un’artista che piegando l’acciaio imprime di sé il mondo, la Brera “scolpisce” la luce che accarezza nettissima e lucente le lamine di metallo, in una estetica che unisce il vigore all’eleganza in un esito di essenzialità stilistica che è uno dei tratti più riconoscibili di questa artista marchigiana.
Ma in quell’atto epico con cui la materia dura viene forgiata, risiede la forza etica di un’azione che trascende la mutevolezza dell’essere per rimanere prima di tutto se stessa, una dichiarazione al mondo di integrità immobile e dunque primigenia: alleggerito dalla luce, reso lucente dall’illuminazione accattivante, piegato sotto la forza dell’artista, il metallo originario (così come la pietra calcarea) rimane sempre se stesso, proprio come una personalità offesa rimane ferma nella sua integrità: passa attraverso il mondo, cura con pazienza le sue fratture, ma lascia intatta la sua essenza che, piegatura dopo piegatura, si raffina e prende il volo alla ricerca di nuove opportunità creative.
Completano la raccolta/installazione della Brera carte preparatorie e disegni.
L’utilizzo di materiali locali reperibili nel territorio di attività, l’acciaio delle cave, il legno dei boschi, la pietra della sua terra, sono gli elementi basici con cui opera la Brera, in una operazione di sofisticazione e rimaneggiamento che dalla terra nuda li eleva al trascendente.
Malleabile, ma anche resistente, influenzabile ma non modificabile nella profondità dei connotati e dell’essere, suscettibile ma mai radicalmente trasformabile, sotto la manipolazione della Brera l’acciaio – e la pietra - vibrano e si piegano in tanti piani inclinati, disegnando traiettorie secche e angolate; sulle superfici lisce del metallo la luce scorre riflessa e dipinge suggestioni, delinea superfici in ombra, delimita piani illuminati mai fissi e sempre mobili. Come i piani della personalità umana, i piani della materia lavorata mutano al mutare dell’angolo percettivo, cambiano sotto lo sguardo indagatore del fruitore, reagiscono alla cultura, allo sprezzo, alla rabbia e alla dolcezza di chi guarda; cambiano forma e modulazione se sottoposti al gioco variabile della distanza.
In questi continui rimandi e cambi di direzione suggeriti dalla luce, più o meno incidente, e dal movimento dell’osservatore, più o meno consapevole, talvolta attento e in qualche caso distratto, anche i “percorsi” suggeriti dalla Brera cominciano a reagire e a scintillare diversamente, dipendenti come sono dalle variabili umane, temporali e spaziali. Nel vigore della piegatura decisa e netta, atto rabbioso di un’artista che piegando l’acciaio imprime di sé il mondo, la Brera “scolpisce” la luce che accarezza nettissima e lucente le lamine di metallo, in una estetica che unisce il vigore all’eleganza in un esito di essenzialità stilistica che è uno dei tratti più riconoscibili di questa artista marchigiana.
Ma in quell’atto epico con cui la materia dura viene forgiata, risiede la forza etica di un’azione che trascende la mutevolezza dell’essere per rimanere prima di tutto se stessa, una dichiarazione al mondo di integrità immobile e dunque primigenia: alleggerito dalla luce, reso lucente dall’illuminazione accattivante, piegato sotto la forza dell’artista, il metallo originario (così come la pietra calcarea) rimane sempre se stesso, proprio come una personalità offesa rimane ferma nella sua integrità: passa attraverso il mondo, cura con pazienza le sue fratture, ma lascia intatta la sua essenza che, piegatura dopo piegatura, si raffina e prende il volo alla ricerca di nuove opportunità creative.
Completano la raccolta/installazione della Brera carte preparatorie e disegni.