Mariangela De Maria “Luminescenze”
A cura di: Francesco Pagliari
L’evento è il quarto appuntamento di Spazio Aperto 2016 ciclo di quattro mostre in cui l’associazione culturale Fuori Centro ha invitato gallerie e critici di altre regioni italiane a segnalare artisti appartenenti al proprio territorio per tracciare i percorsi e gli obiettivi che si vanno elaborando nei multiformi ambiti delle esperienze legate alla sperimentazione.
Spazi di molteplici luminescenze
Un mondo di astrazioni, stratificate nelle osservazioni dirette di paesaggi e quotidianità: osservazioni che si sublimano, si affievoliscono, si riempiono di analitico scorrere del pensiero nella ricerca di luminosità espressive. Mariangela compone liricità, nell’essere protagonista d’un serrato attraversare natura ed idee, come in un’indagine che attornia oggetti e sentimenti, che s’impregna di sensi e materie, per ricondurre a nuova forma vitale un universo di dettagli e di sintesi. Per comprendere la profondità mutevole delle cose, lo scorrere di fili di colore e spazio che orientano e ritmano misure del tempo. Multipolarità dell’osservare una dinamica delle trasformazioni: l’oggetto generico, il colore, un paesaggio che si muove sotto la luce, assecondando la percezione, in un’evoluzione che crea, traduce e traspone. Sequenze di onde luminose, che vibrano e narrano di una profondità resa accessibile, quando si interrogano forme e memorie. Costruire stratificazioni espressive: plasmare forse una lettura, da più punti di vista, per intrecciare vicendevolmente la natura e la nostra quotidianità. Fra pensiero ed interpretazione, un flusso continuo, che occupa spazi, sensibilizza forme ed apre orientamenti. Un’evoluzione che si svolge su piani paralleli, in processi simultanei di astrazione e condensazione: la superficie, la profondità si appaiano come in simulazioni interconnesse, quando può sorgere un corpo, una sequenza di materie, un insieme di forze latenti che si avvicendano e si uniscono. Linee di forze latenti, che dimostrano luce e vita, nello scorrere del flusso che pensa la natura, gli oggetti, i segni: la trasformazione espressiva e creativa introduce raffinate seduzioni, che fanno affiorare la luce, che sviluppano dinamiche percezioni, che conducono ad un’assimilazione fra ritmi e colori. Astrazioni che interpretano, che comunicano un desiderio di riannodare i fili della creatività per consegnare - nella riassuntiva bidimensionalità della superficie nell’opera - una profondità condivisibile. Mariangela scopre, offre e dona, ricostruisce paesaggi rarefatti, induce ad osservare con sguardo nello stesso tempo complice e consapevole un universo mutevole, che - momento per momento - può soffermarsi sulla propria “instabilità”, in quanto suggestione creativa. Così possono avverarsi percorsi raffinati, attraversando l’imponderabilità delle trasformazioni, che si legano reciprocamente in nuove forme e in nuove forze. Forse ci si potrà immaginare ad interloquire con l’ambiguità delle cose, con una certa inafferrabilità dei fenomeni, rendendosi partecipi di un tentativo sperimentale attraverso visioni che mutano; e ci si potrà immergere in un flusso trasformativo - che distilla immagini e relazioni, nella luminescenza degli spazi espressivi -: enucleare paesaggi lirici, seguire la narrazione della sensibilità creativa che induce a forme di comprensione di quanto si costituisce come porzione del vivere, dell’esistenza, e converge in partizioni del mondo. Paesaggi lirici. Luoghi che fondano sintesi, disvelano anfratti, sottolineano relazioni, percorrono distinzioni e ne consegnano una fluida dimensione. Un tracciato, una guida: con sottile discrezione, forse per vie allusive, si riconosce il fondamento che nutre lo stupore del vero, intravedendo lo stupore della liricità, come attraverso un sogno che interpreta e dà luce, un sogno che diviene sostanza lirica e promessa razionale. Dare forma e consistenza ad una realtà che si traspone, percorrendo vie d’intreccio di filamenti creativi, ritrovando densità e trasparenza, che narrano spazi di molteplici luminescenze.
Francesco Pagliari ottobre 2016
Spazi di molteplici luminescenze
Un mondo di astrazioni, stratificate nelle osservazioni dirette di paesaggi e quotidianità: osservazioni che si sublimano, si affievoliscono, si riempiono di analitico scorrere del pensiero nella ricerca di luminosità espressive. Mariangela compone liricità, nell’essere protagonista d’un serrato attraversare natura ed idee, come in un’indagine che attornia oggetti e sentimenti, che s’impregna di sensi e materie, per ricondurre a nuova forma vitale un universo di dettagli e di sintesi. Per comprendere la profondità mutevole delle cose, lo scorrere di fili di colore e spazio che orientano e ritmano misure del tempo. Multipolarità dell’osservare una dinamica delle trasformazioni: l’oggetto generico, il colore, un paesaggio che si muove sotto la luce, assecondando la percezione, in un’evoluzione che crea, traduce e traspone. Sequenze di onde luminose, che vibrano e narrano di una profondità resa accessibile, quando si interrogano forme e memorie. Costruire stratificazioni espressive: plasmare forse una lettura, da più punti di vista, per intrecciare vicendevolmente la natura e la nostra quotidianità. Fra pensiero ed interpretazione, un flusso continuo, che occupa spazi, sensibilizza forme ed apre orientamenti. Un’evoluzione che si svolge su piani paralleli, in processi simultanei di astrazione e condensazione: la superficie, la profondità si appaiano come in simulazioni interconnesse, quando può sorgere un corpo, una sequenza di materie, un insieme di forze latenti che si avvicendano e si uniscono. Linee di forze latenti, che dimostrano luce e vita, nello scorrere del flusso che pensa la natura, gli oggetti, i segni: la trasformazione espressiva e creativa introduce raffinate seduzioni, che fanno affiorare la luce, che sviluppano dinamiche percezioni, che conducono ad un’assimilazione fra ritmi e colori. Astrazioni che interpretano, che comunicano un desiderio di riannodare i fili della creatività per consegnare - nella riassuntiva bidimensionalità della superficie nell’opera - una profondità condivisibile. Mariangela scopre, offre e dona, ricostruisce paesaggi rarefatti, induce ad osservare con sguardo nello stesso tempo complice e consapevole un universo mutevole, che - momento per momento - può soffermarsi sulla propria “instabilità”, in quanto suggestione creativa. Così possono avverarsi percorsi raffinati, attraversando l’imponderabilità delle trasformazioni, che si legano reciprocamente in nuove forme e in nuove forze. Forse ci si potrà immaginare ad interloquire con l’ambiguità delle cose, con una certa inafferrabilità dei fenomeni, rendendosi partecipi di un tentativo sperimentale attraverso visioni che mutano; e ci si potrà immergere in un flusso trasformativo - che distilla immagini e relazioni, nella luminescenza degli spazi espressivi -: enucleare paesaggi lirici, seguire la narrazione della sensibilità creativa che induce a forme di comprensione di quanto si costituisce come porzione del vivere, dell’esistenza, e converge in partizioni del mondo. Paesaggi lirici. Luoghi che fondano sintesi, disvelano anfratti, sottolineano relazioni, percorrono distinzioni e ne consegnano una fluida dimensione. Un tracciato, una guida: con sottile discrezione, forse per vie allusive, si riconosce il fondamento che nutre lo stupore del vero, intravedendo lo stupore della liricità, come attraverso un sogno che interpreta e dà luce, un sogno che diviene sostanza lirica e promessa razionale. Dare forma e consistenza ad una realtà che si traspone, percorrendo vie d’intreccio di filamenti creativi, ritrovando densità e trasparenza, che narrano spazi di molteplici luminescenze.
Francesco Pagliari ottobre 2016