03/10/2018  al 19/10/2018

Oriano Zampieri “Linearità e plasticismo”

A cura di: Ivana D'Agostino

Oriano Zampieri “Linearità e plasticismo”
…Partito come ceramista, il suo linguaggio negli anni si è andato conformando verso mature strutture plastico-scultoree più essenziali sia nella forma che nel trattamento cromatico delle superfici, dando valore a figure geometriche di base, come cerchi e quadrati, così da collegarsi idealmente alle avanguardie novecentesche 
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linearità e plasticismo
Il dualismo tra linearità e plasticismo, tra segno grafico che incide le superfici e la forma plastica più propriamente scultorea, è il segno caratterizzante precipuo, fil–rouge portante di questo ultimo evento espositivo di Oriano Zampieri. Un basso continuo, si potrebbe dire, che risolve in un unicum progettuale elementi plastici di forma circolare e quadrata percepibili sia come opere singole a sé stanti – è il caso delle sculture a forma di piccoli scudi su basamento disposte nello spazio -, che come opera complessa modulare, costituita di quegli stessi elementi plastici legati tra loro da una superfice all’altra dai rimandi di tracciati segnici di asciutta policromia, così come risulta evidente nel grande pannello scultoreo site-specific realizzato da Zampieri per la parete di fondo di Arte Fuori Centro. Partito come ceramista di complessa policromia, il suo linguaggio negli anni si è andato conformando verso mature strutture plastico-scultoree più essenziali sia nella forma che nel trattamento cromatico delle superfici, dando valore a figure geometriche di base, come cerchi e quadrati, così da collegarsi idealmente alle avanguardie novecentesche nel rifiuto del soverchio e delle decorazioni descrittive. Il progetto contenutistico-formale preposto dell’artista alla realizzazione delle opere, include anche valori pittorici di superficie esaltativi dell’assunto dato: gamme di grigi e incroci segnici ortogonali e diagonali concepiti secondo la migliore tradizione astratto-geometrica e costruttivista. Anche i colori a volte sottilmente accesi di rosso, impiegati per tracciare le bande di segni e la loro disposizione all’interno del campo visivo, si risolvono accogliendo suggestioni neoplastiche e soluzioni, in alcuni forme notevoli realizzate a piatto, tangenti l’industrial design. I segni delimitano superfici seguendo precise regole gestaltiche che elaborano singole percezioni ottiche in un insieme progettuale, che prolungandosi a volte oltre la linea chiusa della forma plastica, riesce ad estrofletterla proiettandola nello spazio. La percezione dell’evento espositivo che se ne ottiene è di assoluta rigorosa coerenza tra le parti e il tutto: una specie di canto e controcanto tra singola opera e l’insieme delle forme plastiche che dialogano tra loro attraverso precisi tracciati di segni grafici. Essi graffiano le superfici solcandole con il rigore di linee parallele ripetitive che le attraversano ortogonalmente bandendo ogni elemento curvo, affermato solo in quegli elementi realizzati in forma circolare. 
 
Ivana D’Agostino

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