10/01/2012  al 27/01/2012

Patrizia D’Orazio e Maria Grazia Martino. Parvenze

A cura di: Maria Vinella

Patrizia D’Orazio e  Maria Grazia Martino.  Parvenze
ombre leggere del reale, scritture del tempo che scivola muto, timidi luoghi velati dalla memoria, ricordi pallidi di voci  lontane. Forme, figure, gesti, segni, disegni per realizzare opere a parete, installazioni, morbidi arazzi, piccoli libri d’artista.


PARVENZE
di Maria Vinella
 
Parvenze: ombre leggere della reale, scritture del tempo che scivola muto, timidi luoghi velati dalla memoria, ricordi pallidi di voci lontane. Forme, figure, gesti, segni, disegni.
 
Per Patrizia D’Orazio l’arte è parvenza di una realtà impastata con la stessa materia dei sogni, delle visioni, dei miraggi. In un’atmosfera metafisicamente sospesa, le immagini dell’artista realizzano un processo di progressiva dissoluzione che trasforma le figurazioni in ombre evanescenti, corpi immateriali, aloni di luce. Le ricerche sulla smaterializzazione della materia conducono D’Orazio a sperimentare le potenzialità del disegno, degli inchiostri e degli acquerelli, per costruire ambigui piani spaziali sui quali tracciare gruppi di sinuose forme femminili, nudi in penombra, silhouettes danzanti, strumenti musicali, sedie vuote … Mediante una metodologia articolata, l’artista parte da immagini fotografate in controluce per avviare una rielaborazione grafica che serializza ritmicamente giochi di sfumature e tratteggi in chiaro-scuro. In tal modo, coniugando il peso alla leggerezza, il pieno al vuoto, l’oscurità alla luminosità, la stasi al movimento, crea eleganti composizioni coreografiche accolte da fughe prospettiche moltiplicate. In opere come “Attesa”, “Pausa”, “Canto”, “Ritmi”, quasi come su un pentagramma bizzarro, le forme e le figure disegnate suggeriscono sonorità armoniose che avvolgono lo sguardo e provocano un dialogo misterioso e seducente tra mondo del reale e mondo dell’arte.
 
Per Maria Grazia Martino l’arte è parvenza di una realtà fatta di sottili trame, fili, nodi che intrecciano storie e raccontano emozioni, recuperano il passato e suggeriscono nuove sensazioni. Le sue opere sono effimere, provvisorie, transitorie. Sono vaporosi ricami di carta, delicati intrecci di plastica, installazioni impalpabili di spago, sagome elastiche di filo metallico, brevi parole scritte su arazzi sospesi, stendardi tessuti con leggerezza, trame curiose assemblate con stoffe di scarto. E tra le innumerevoli pieghe: piccoli e imprecisi decori, sottili filamenti pendenti, alfabeti tattili che misurano il tempo (“Adesso”, “Mai”, “Domani”, “Ora” …), tracce di lingue clandestine e di linguaggi occultati. Con paziente e sagace tenacia, Martino raccoglie le esperienze antiche della tradizione e con il gesto lento del ricamo, inventa – pian piano – il movimento creativo della mano che sperimenta il disegno col filo. L’azione riflessiva del pensiero - che scorre sempre su tutte le cose (e su installazioni, sculture, opere a parete) - misura e delimita lo spazio, nomina e definisce il tempo. Nelle astratte “Pagine del tempo” (arazzi monocromi di bianco su bianco), nei piccoli libri d’artista (in corda, filo, spago, cotone, metallo ecc.), nei “Tessuti con scritture” (delicatissimi mosaici di pezzetti di tessuti realizzati a mano), l’artista usa lo spazio estetico come dimensione poetica dove custodire l’intimità del proprio sguardo.

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