RICCARDO PERRICONE: Angeli & Replicanti
A cura di: Loredana Rea
Nelle opere di Riccardo Perricone l’arte si misura con se stessa, interrogandosi sulla propria identità e sul suo doppio, per moltiplicare all’infinito quel meccanismo di rispecchiamento tra verità e illusione, tra finzione e realtà, che le è proprio. L’una sconfina continuamente nell’altra, tanto che il limite sottile che le separa finisce per essere assimilato, lasciando intravedere l’esistenza di una dimensione diversa, in cui ogni cosa, al di là della sua innegabile e familiare riconoscibilità, diventa altro da sé. Da una parte, infatti, l’arte porta alla sparizione del reale, alla dimenticanza della sua consistenza, della sua materialità, dei suoi contorni, dei suoi riflessi, dall’altra, invece, innesca un processo di ri-costruzione di una realtà diversa, che del primo è il riflesso e anche la ri-velazione, il doppio e contemporaneamente l’altro. Nell’indicare l’esistenza di un’altra realtà al di là del reale, Perricone allestisce, utilizzando il linguaggio della pittura e della scultura con sapienza scenografica, una raffinata e rituale messa in scena, in cui il mondo esterno, con i ritmi incomprensibili della sua quotidianità, perde valore, per riacquistarlo solo in quanto realtà altra.
L’arte, quindi, ha la funzione di denotare e connotare la realtà di una dimensione in cui la verità del mondo esterno lascia il posto all’estrema visibilità dell’illusione. Una dimensione in cui il reale rarefacendosi finisce con il palesarsi. Per questo gli angeli di Riccardo Perricone sono icone minimali, che della tradizione ortodossa, sia pure reinterpretata anzi reinventata con gli strumenti di un linguaggio estremamente sintetico, eppure evocativo, racchiudono il segreto dello svelamento e dell’occultamento. Non sono, quindi, solamente momentanee epifanie, enigmatiche presenze pronte a essere riassorbite da quello spazio che le ha rese manifeste, quanto piuttosto materializzazioni della necessità di andare oltre. Oltre la non conoscibilità del reale, per indagare la persistenza della realtà. Ogni descrizione è annullata, ogni tentazione narrativa è azzerata. Ciò che interessa non è descrivere gli accadimenti di una quotidianità che si dipana sotto i nostri occhi, ma alludere all’immutabile mutevolezza di quella realtà altra che ha la possibilità di esprimersi completamente solo attraverso l’arte. Ma chi sono allora i replicanti?
Nelle ricercata elementarità che contraddistingue questi simulacri spogliati di ogni superflua caratterizzazione, sono immagini fedeli degli angeli stessi, tanto che a essi si equivalgono visivamente, impedendo di discernere la verità dall’illusione