Rosella Restante “Res 2018”
A cura di: Ivana D'Agostino
Venticinque foto di formato quadrato 50X50 che colgono di spalle la nuca di amici e sconosciuti,rappresentano un esodo – tema quanto mai attuale oggi, e in tutte le epoche di calamità e guerre - che supera lo spazio espositivo dirigendosi verso un altrove, spesso negato o da conquistare a caro prezzo.
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RES 2018
Combinare insieme più linguaggi artistici – fotografia, opere su carta, installazioni a cui oggi si aggiunge un’opera video sonora – è tra gli obiettivi perseguiti con sistematicità dalla ricerca artistica di Rosella Restante. Una propensione ambientale, la sua, in cui spazio e opere dialogano costantemente in una dimensione temporale dilatata tra passato, presente e futuro. Più linguaggi artistici espressi con diversa forma coordinati da un unico pensiero portante che sostiene e crea la traccia della continuità. Una continuità che dà senso e coerenza all’evento espositivo singolo così come alla sua ricerca artistica nel suo insieme, attraverso il trasporto di «segni riconoscibili», che creando rimandi dall’uno all’altro evento, rendono percepibile l’idea del pensiero forte che con continuità gli si sottende.
il segno plastico disposto dalla Restante nello spazio di Arte Fuori Centro per la mostra Res 2018, pensato come una ricucitura del medesimo e per le sue possibilità interattive con il pubblico, con analoghe implicazioni compariva anche nella mostra Visitando la parola del 2011, mentre i due pannelli rettangolari con grandi nuvole, disposti a parete simmetricamente ai lati di una testa scultorea vista di spalle, presentati nella mostra Quando il gioco si fa metafora del 2016, prefigurano spazi di ricerca più articolatamente espressi in questa mostra. Si evidenziano così costanti pensieri che ruotano attorno allo spazio e alla sua percezione, alla sospensione del tempo, alla creazione di equilibri resi instabili dall’energia in movimento.
Tutto questo si coglie nel progetto site-specific pensato per questo evento, Res 2018.
Concepita questa mostra come fenomeno plurisensoriale, in grado di coinvolgere capacità percettivo-visivo-auditive e spaziali estensibili verso un oltre, essa è fruibile come articolata pluralità di sperimentazioni artistiche – fotografia, video, installazione -, mantenendo il medesimo carattere plurale anche nell’interpretazione del titolo: Res 2018, che può essere sia l’abbreviazione del cognome dell’artista, Restante, o la traduzione del sostantivo femminile latino, res: cosa, vicenda, circostanza. Ovvero tutto ciò che riguarda le vicende, le cose della vita di Rosella Restante, ovvero la sua arte.
Venticinque foto di formato quadrato 50X50 che colgono di spalle la nuca di amici e sconosciuti, rappresentano un esodo – tema quanto mai attuale oggi, e in tutte le epoche di calamità e guerre - che supera lo spazio espositivo dirigendosi verso un altrove, spesso negato o da conquistare a caro prezzo.
Altrettanto di formato quadrato in bianco e nero come le foto, sono le immagini del video, colte con precisa essenzialità formale dotata di compiuta bellezza. Spaesamento, sospensione, fragilità di equilibri: paradosso del deflagrare cadendo di una pillola che ruota su sé stessa; increspature luminose della superfice dell’acqua di una risacca che sulla sabbia scrive e riscrive incessantemente segni subito dopo cancellati; nuvole spostate nei cieli dal vento che lentamente escono dal campo visivo dato. La trilogia narrativa del video sostanzia emozioni diverse supportandole con suoni, che dalla caduta deflagrante, e incongruente, della pillola passano allo sciabordio dell’acqua al suono metallico prodotto dai campi magnetici attivati durante l’indagine diagnostica della risonanza magnetica. Percezioni diverse di un mondo esterno-interno che riguarda gli attraversamenti della vita di Rosella Restante, la sua personale res, trasformata in opera d’arte, le cui tracce sparse vengono ricucite dal segno plastico installativo che definisce e oltrepassa lo spazio dato.
Ivana D’Agostino
Combinare insieme più linguaggi artistici – fotografia, opere su carta, installazioni a cui oggi si aggiunge un’opera video sonora – è tra gli obiettivi perseguiti con sistematicità dalla ricerca artistica di Rosella Restante. Una propensione ambientale, la sua, in cui spazio e opere dialogano costantemente in una dimensione temporale dilatata tra passato, presente e futuro. Più linguaggi artistici espressi con diversa forma coordinati da un unico pensiero portante che sostiene e crea la traccia della continuità. Una continuità che dà senso e coerenza all’evento espositivo singolo così come alla sua ricerca artistica nel suo insieme, attraverso il trasporto di «segni riconoscibili», che creando rimandi dall’uno all’altro evento, rendono percepibile l’idea del pensiero forte che con continuità gli si sottende.
il segno plastico disposto dalla Restante nello spazio di Arte Fuori Centro per la mostra Res 2018, pensato come una ricucitura del medesimo e per le sue possibilità interattive con il pubblico, con analoghe implicazioni compariva anche nella mostra Visitando la parola del 2011, mentre i due pannelli rettangolari con grandi nuvole, disposti a parete simmetricamente ai lati di una testa scultorea vista di spalle, presentati nella mostra Quando il gioco si fa metafora del 2016, prefigurano spazi di ricerca più articolatamente espressi in questa mostra. Si evidenziano così costanti pensieri che ruotano attorno allo spazio e alla sua percezione, alla sospensione del tempo, alla creazione di equilibri resi instabili dall’energia in movimento.
Tutto questo si coglie nel progetto site-specific pensato per questo evento, Res 2018.
Concepita questa mostra come fenomeno plurisensoriale, in grado di coinvolgere capacità percettivo-visivo-auditive e spaziali estensibili verso un oltre, essa è fruibile come articolata pluralità di sperimentazioni artistiche – fotografia, video, installazione -, mantenendo il medesimo carattere plurale anche nell’interpretazione del titolo: Res 2018, che può essere sia l’abbreviazione del cognome dell’artista, Restante, o la traduzione del sostantivo femminile latino, res: cosa, vicenda, circostanza. Ovvero tutto ciò che riguarda le vicende, le cose della vita di Rosella Restante, ovvero la sua arte.
Venticinque foto di formato quadrato 50X50 che colgono di spalle la nuca di amici e sconosciuti, rappresentano un esodo – tema quanto mai attuale oggi, e in tutte le epoche di calamità e guerre - che supera lo spazio espositivo dirigendosi verso un altrove, spesso negato o da conquistare a caro prezzo.
Altrettanto di formato quadrato in bianco e nero come le foto, sono le immagini del video, colte con precisa essenzialità formale dotata di compiuta bellezza. Spaesamento, sospensione, fragilità di equilibri: paradosso del deflagrare cadendo di una pillola che ruota su sé stessa; increspature luminose della superfice dell’acqua di una risacca che sulla sabbia scrive e riscrive incessantemente segni subito dopo cancellati; nuvole spostate nei cieli dal vento che lentamente escono dal campo visivo dato. La trilogia narrativa del video sostanzia emozioni diverse supportandole con suoni, che dalla caduta deflagrante, e incongruente, della pillola passano allo sciabordio dell’acqua al suono metallico prodotto dai campi magnetici attivati durante l’indagine diagnostica della risonanza magnetica. Percezioni diverse di un mondo esterno-interno che riguarda gli attraversamenti della vita di Rosella Restante, la sua personale res, trasformata in opera d’arte, le cui tracce sparse vengono ricucite dal segno plastico installativo che definisce e oltrepassa lo spazio dato.
Ivana D’Agostino