Salvatore Giunta - Oriano Zampieri Doppio percorso, unica installazione
A cura di: Laura Turco Liveri
L’evento è l’ultimo appuntamento di Spazio Aperto 2014 ciclo di quattro mostre in cui i critici invitati dall’associazione culturale Fuori Centro, tracciano i percorsi e gli obiettivi che si vanno elaborando nei multiformi ambiti delle esperienze legate alla sperimentazione.
L’esposizione si presenta come un doppio percorso espositivo e non come una doppia personale, essendo strutturata come un’unica installazione. Un’installazione che all’ingresso della Galleria, si dipana subito in due differenti direzioni, guidando il visitatore attraverso le opere esposte in due percorsi distinti, che conducono ognuno al fondo oscurato della Galleria, dal quale spiccano due monitor accesi.
Sfondando il limite fisico della stanza, il lavoro dei due scultori prosegue così nella dimensione virtuale di un corpus di immagini scelte di opere, separate per autore, che intende lasciare aperta la conoscenza e il flusso di sensazioni stimolato dalla mostra.
L’installazione intende altresì presentare il lavoro dei due artisti in modo fisicamente fruibile, materializzando e articolando nello spazio le forme da loro create, facendo entrare concretamente il visitatore nel loro mondo immaginario, come in una foresta incantata dove aleggiano al contempo emozioni forti e sensazioni di leggerezza e immaterialità.
Laddove Giunta disegna spazi tridimensionali attraversabili con le linee sghembe dei suoi tondelli di ferro scuro, sapientemente equilibrati, per contrasto, da forme geometriche piene che ne tirano il peso visivo, Zampieri dal canto suo offre il pieno della materia a lui consueta, la ceramica, alleggerendone la consistenza con gli strati vetrosi dei vari passaggi di cottura, conferendole quel movimento geometrico delle forme che lo avvicina al lavoro di Giunta. Ma mentre il movimento delle forme pure di Giunta assume nella lettura un carattere squisitamente narrativo, in Zampieri invece il piacere della lavorazione della materia, sia essa ceramica o cartoncino, si sposa all’intenzione icastica e simbolica delle figure e degli andamenti elaborati.
L’esposizione si presenta come un doppio percorso espositivo e non come una doppia personale, essendo strutturata come un’unica installazione. Un’installazione che all’ingresso della Galleria, si dipana subito in due differenti direzioni, guidando il visitatore attraverso le opere esposte in due percorsi distinti, che conducono ognuno al fondo oscurato della Galleria, dal quale spiccano due monitor accesi.
Sfondando il limite fisico della stanza, il lavoro dei due scultori prosegue così nella dimensione virtuale di un corpus di immagini scelte di opere, separate per autore, che intende lasciare aperta la conoscenza e il flusso di sensazioni stimolato dalla mostra.
L’installazione intende altresì presentare il lavoro dei due artisti in modo fisicamente fruibile, materializzando e articolando nello spazio le forme da loro create, facendo entrare concretamente il visitatore nel loro mondo immaginario, come in una foresta incantata dove aleggiano al contempo emozioni forti e sensazioni di leggerezza e immaterialità.
Laddove Giunta disegna spazi tridimensionali attraversabili con le linee sghembe dei suoi tondelli di ferro scuro, sapientemente equilibrati, per contrasto, da forme geometriche piene che ne tirano il peso visivo, Zampieri dal canto suo offre il pieno della materia a lui consueta, la ceramica, alleggerendone la consistenza con gli strati vetrosi dei vari passaggi di cottura, conferendole quel movimento geometrico delle forme che lo avvicina al lavoro di Giunta. Ma mentre il movimento delle forme pure di Giunta assume nella lettura un carattere squisitamente narrativo, in Zampieri invece il piacere della lavorazione della materia, sia essa ceramica o cartoncino, si sposa all’intenzione icastica e simbolica delle figure e degli andamenti elaborati.
Salvatore Giunta - Oriano Zampieri. Doppio percorso – Unica installazione
di Laura Turco Liveri
Cielo e terra, aria e fuoco, materia essenzializzata e essenza materializzata: ad Arte Fuori Centro di Roma Salvatore Giunta e Oriano Zampieri hanno realizzato un’unica installazione, composta da diverse opere, rappresentative del lavoro di entrambi, che mettono a fuoco, in questa occasione espositiva, la complementarietà delle ricerche dei due artisti, così differenti per materiali usati, scelte compositive e percorso creativo.
Se infatti vario è l’andamento dell’intero lavoro di Salvatore Giunta, che va dalle sculture in ottone e in ferro ad installazioni polimateriche, dal collage all’incisione, dagli inchiostri colorati a piccole sequenze video, unica è la direzione della sua ricerca: fissare, delineandolo nello spazio, l’istante di un’idea, di un concetto, di una storia immaginata, oppure di un ritmo, grafico e musicale al contempo, come nell’installazione Al limite dell’azzardo (2007).
Sono sculture fatte di cielo, quelle di Giunta, realizzate con tondelli in ferro, tracciati spaziali fisicamente attraversabili, dove il pensiero si nutre dell’aria che le attraversa, uscendone vivificato e rinnovato.
Sono sculture ‘ospitali’, le sue, in consonanza con la delicata correttezza d’animo dell’autore, che non impone il proprio pensiero, bensì propone nuove coordinate d’indagine della realtà, così come tenta nuovi equilibri visivi e fisici, fermandosi immediatamente prima del punto di non ritorno. Con ferma metodicità, privata del peso ‘sporco’ di schizzi e bozzetti e di imperfezioni di colore e di colla, Giunta ci dà sempre prove finite, sia di grande sia di piccolo formato, dove i materiali usati perdono la loro identità per trasformarsi in pezzi di luce, cielo, forme solide pure, bacchette di segni che ritmano il pulsare interiore di una storia che nasce.
Per Zampieri invece, che usa la ceramica come preminente mezzo espressivo, i punti di indagine si dipanano, al contrario, in diverse direzioni, incardinate sempre, tuttavia, sul dualismo passionalità della materia e astrazione del pensiero.
Il suo lavoro, infatti, si articola in forme allungate, totemiche, e in forme circolari, o anche irregolari (Ipotesi di costruzione), in cui emerge, è vero, l’intento di segnaletica geometrica e di una composizione dialogica compiuta di forme simboliche, ma la materia plastica, manipolata dallo scultore e domata, nella sua trasmutazione chimica attraverso la cottura a fuoco, spesso continua a pulsare nonostante le linee incise, graffiate, impresse dal pensiero logico-compositivo dell’autore.
L'essenza pura di forme, partite dal passato storico-archeologico, armi, scudi, obelischi da cui Zampieri ha iniziato, come pure le sue architetture di forme di carta, si naturalizzano così attraverso il passaggio nella materia, perdendo un po’ di purezza lineare e compositiva a favore di un’attualizzazione concreta dell’idea, di una presenza reale e icastica della scultura nello spazio.
Così, mentre Giunta compatta spazi tridimensionali attraversabili con le linee sghembe dei suoi tondelli nerofumo o delinea superfici, oltrepassando la forma tradizionale del quadro e modellandola con cunei scuri bilanciati per contrasto da forme piene, Zampieri, al contrario, offre il pieno della materia a lui consueta, alleggerendone la consistenza con gli strati vetrosi delle cotture e conferendole quel movimento geometrico che lo avvicina al lavoro di Giunta. Negli estremi che si toccano, la purezza lineare di Giunta si fa storia e la storia di Zampieri diventa simbolo e presenza