Elena Sevi "il tempo dell'anima"
A cura di: Loredana Rea
È inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell'animo e non vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente la visione, il presente del futuro l'attesa. Agostino, Confessioni, XX, 26 Stabilire la realtà oggettiva del tempo non è l'assunto di partenza della complessa riflessione che ha condotto Elena Sevi ad analizzare, con gli strumenti dell'arte, la sottile ed intrinseca ambiguità sottesa alla stratificata architettura di un concetto familiare, eppure paradossalmente inesplicabile. A guidarla è stato, piuttosto, il desiderio di cogliere nei segni visibili del divenire l'intangibilità del tempo, che con la sua invisibile e tirannica presenza regge ogni cosa, impedendo qualunque strenuo tentativo di fuga. In esso tutto è, fuori di esso niente ha possibilità di esistere. Perché se il tempo sparisse anche il mondo, sospeso in un istante eterno ed immobile, sarebbe fagocitato dall'assenza. Niente più vento, né pioggia, sole o buio. La vita rimarrebbe pietrificata in una sospensione infinita.
E l'uomo immobilizzato in una vita senza più vita, in un tempo senza più tempo perderebbe la capacità di evocare la memoria del passato, di coniugare la presenza del presente e di emozionarsi nel desiderio del futuro. Il tempo, infatti, non è solo immutabile ed uniforme metro dei giorni, ma anche variabile misura delle impressioni, delle sensazioni, delle emozioni che in maniera imprevedibile e differente segnano profondamente ogni singola esistenza interiore. Il ritmico fluire della quotidianità, con i suoi accadimenti intessuti della prosaica straordinarietà delle cose ordinarie, del palpito leggero dell'effimero, del sensuale profumo della vita, si imprime indelebilmente sull'anima a conservare la memoria di una presenza svanita, esaltare la flagranza di una visione, rendere tollerabile l'incertezza dell'attesa, nel tentativo di esorcizzare la fragilità dell'essere umano rispetto all'incommensurabile assolutezza dello scorrere del tempo. È nell'anima, e solo in essa, che, attraverso la forza rivitalizzante della memoria, che preserva e conserva i frammenti strappati all'oblio dell'eternità, si attua la sospensione e la reversibilità del tempo. È in essa che il tempo diventa soggettivo e la durata perde la fluidità di un ritmo scandito con inesorabile intensità. Il tempo del mondo, il tempo fisico cadenzato da istanti sempre uguali a se stessi, e quello dell'anima, ritmato da una successione di momenti inevitabilmente diversi, non coincidono. Ma è quest'ultimo che permette di recuperare l'unicità di ognuno, la diversa capacità di sentire che contraddistingue il singolo individuo. È il tempo dell'anima, con i suoi mutevoli parametri, che offre all'uomo la possibilità di comprendere se stesso e attraverso sé il mondo.